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Li vedi avvinti ad inani scranni:
vuote presenze scavate d'invidia
persi in ricerche di futili inganni
rosi da morsi d'insulsa perfidia.
Isterici eroi di vane battaglie
-cani che ringhiano bave di rabbia-
marce escrescenze le loro medaglie,
su rozze figure sbozzate di sgorbia.
Si voglion ironici inquisitori
-si sentono oratori indomiti-
ma son solo fragili imbonitori,
chiusi di mente e colmi di limiti.
Son ottuse bandiere di pervicacia,
s'aggrappano al termine provocazione.
Quando la terra di sotto gli brucia
piangon offese e mistificazione
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