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i Gattopardi

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i Gattopardi

Proposto da Toni_ve giorni fa

Il Principe era depresso: "Tutto questo" pensava "non dovrebbe poter durare; però durerà, sempre; il sempre umano, beninteso, un secolo, due secoli...; e dopo sarà diverso, ma peggiore. Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra."

da “Il Gattopardo”  di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Come sempre accade, la storia, sia quella con la esse maiuscola che quella, meno importante ma più interessante, delle piccole, quotidiane ed umanamente fragili vicende, si ripete continuamente, si replica in cloni tendenzialmente simili ad un originale che ha smarrito le sue origini nell’alba dei tempi.

Sì, perché noi (esseri dotati della coscienza di sé) per quanto raccontiamo, e ci raccontiamo, di trarre proficua esperienza dalle nostre sviste e dagli sbagli commessi di chi ci ha preceduto, in realtà, continuiamo a perpetrarli all’infinito.

Oh, certo: ogni volta l’errore è un po’ diverso, ogni volta è contestualizzato e ridipinto e riveduto&corretto in funzione di nuove contingenze, ma il comportamento di fondo, il tarlo, il peccato originale, si ripete sempre uguale a se stesso.

Ed ogni volta si pensa d’essere originali, ogni volta ci s’illude d’aver trovato la giusta via, l’unica soluzione. Ogni volta si pensa (come pensava il Gattopardo) d’essere i Leoni, i Potenti ed i Saggi, credendo che quelli che verranno dopo di noi saranno semplicemente dei miseri profittatori, delle iene che sanno solamente spolpare un cadavere. E non ci si accorge che la storia, anche quella corrente, è fatta di picchi, di situazioni che raggiungono l’apice per poi subire un inevitabile declino (o recupero), non si riflette sul fatto che la storia è creata da persone che salgono in vetta per poi cadere nell’oblio (e qui ci sarebbe un’interessante riflessione riguardo il “principio di Peter”, ma poi si divagherebbe troppo; magari ne parliamo in un’altra occasione)

Una manifestazione lampante di questi corsi&ricorsi si evidenzia nel fatuo mondo delle chat e dei social network.

Prendo ad esempio quell'ambiente, tanto per contestualizzare e perché si tratta di un modello sotto gli occhi di tutti (qui).

Ricorsivamente, nelle chat, si parla con nostalgia dei bei tempi trascorsi e di come questo o quel nick catalizzasse attenzioni&pubblico e, altrettanto ricorsivamente, si dice che quelli che sono rimasti sono solo “gli sciacalletti, le iene”; contribuendo, in questo modo, alla nascita di risibili leggende e legittimando i passi falsi che hanno caratterizzato  il comportamento di migliaia di persone che hanno preceduto (in confrontabili situazioni) i nostri nick tanto venerati, rimpianti&compianti.

I motivi di decadimento di queste meteore (nick) sono costantemente gli stessi. In primis la sovraesposizione; il troppo mostrarsi è sempre deleterio oltre che divenire, nel medio periodo, impossibile da sostenere senza creare evidenti sdoppiamenti di personalità. Poi c’è lo stressante impegno di cercare di proiettare un’immagine superiore alle loro reali possibilità: tutti ci creiamo un personaggio (in chat come nel quotidiano), anche, e forse soprattutto, quelli che esordiscono affermando “io sono così”.

Insomma non si dovrebbe strafare: non si dovrebbe essere sopra le righe, almeno non troppo e non sempre; in pratica serve un equilibrio che per la natura umana è, evidentemente, impossibile da ottenere.

Ecco, per imparare dagli errori passati basterebbe un minimo d’attenzione&umiltà ma se davvero bastasse un minimo, perché il Principe si sentiva, ben sapendo d’essere in errore, il sale della terra?